TEATRO COMUNALE

SALO’

Attualmente Salò rappresenta un centro di interesse turistico di primaria importanza, nonché un polo gravitazionale per gli affari economici, commerciali, ed occupazionali soprattutto in ragione del suo baricentrismo geografico e del ruolo storico rivestito in tal senso, nei confronti del medio-basso Garda, a ridosso della Valtènesi e della limitrofa Valsabbia.

Il teatro comunale di Salò fa parte di un edificio più vasto che vede la presenza di altre proprietà e funzioni. Oltre alla contigua banca che occupa le due “campate ovest” del fronte principale, il resto di questo è occupato al piano primo da locali che fino a poco tempo fa ospitavano un poliambulatorio medico con accesso da via San Bernardino; dallo stesso accesSo, si raggiunge al 2° piano in una residenza che occupa tutte le aperture della facciata. Di fatto il teatro, nella facciata principale dell’edificio che lo contiene, ha solo il portone d’acceso e due vani finestrati al piano terra.

Il sociale di Salò fu inaugurato il primo novembre 1873, retto da Achille Sfondrini, architetto milanese nato nel 1836.

Nel 1876 Zanardelli divenne Ministro dei Lavori Pubblici. Quegli anni furono caratterizzati da un fervore di iniziative. Furono costruiti teatri, luoghi di pubblico incontro e di svago.

L’avvocato Luigi Pirlo, anima della vita salodiana, patriota, deputato provinciale e intimo di Zanardelli, impegnato anche nell’Ateneo, coagulò i consensi, trovò i finanziamenti e si assunse tutti gli oneri attingendo anche dal patrimonio di famiglia e realizzò il Teatro di Salò.

Nel 1905 cedette il teatro, per poche migliaia di lire, alla Società Elettrica Benacense che nel marzo 1907 lo donò al comune di Salò. Da allora il Sociale si chiama Comunale.

Il Teatro di Salò ebbe almeno tre allestimenti interni, nonché varie da opere di miglioramento:

– L’originale del 1873 progettato da Achille Sfondrini in uno stile barocchetto di piacevole maniera con la volta decorata con dipinti a festoni, che si può ammirare in una stampa del 1873.

– Nel 1912 si provvede ad un sostanziale rinnovamento, ampliano il palcoscenico e modificando l’orchestra, aggiungendo impianti di riscaldamento e di servizi igienici, finiture di foyer e palchi, camerini per gli artisti.

– un secondo rinnovamento realizzato nel 1944 per iniziativa del ministero della Cultura della Repubblica Sociale Italiana, con l’intervento del pittore Angelo Landi, atto ad adeguare il Teatro alle necessità delle neonate istituzioni repubblichine.

– un terzo rinnovamento nel 1952 con lavori tesi a recuperare un maggior numero di posti accorciando il palcoscenico.

A seguito di quest’ultimo intervento, è documentata fotograficamente una situazione di forte spoliazione, semplificazione e ulteriore sconvolgimento della struttura e dell’allestimento del teatro.

Tuttavia non è ben riscontrabile se ciò sia dovuto a quest’ultima fase o alla sistemazione effettuata per ospitare le assemblee di regime – che forse richiedevano un’aria più austera rispetto alle leziosità liberty precedenti.

In quegli anni era attivo Carlo Pisoni Ercoli che lasciò segno nella storia del teatro, la cui gestione istituì una pietra miliare. Fu un uomo “ricco di idee, tenace nel perseguirle e realizzarli”. Per il teatro s’impegnò finanziariamente di persona. Con la sua scomparsa, avvenuta nel 1956, il teatro si avviò al declino.

Dal 1960 la struttura cadde in disuso, prima con utilizzo saltuario, poi definitivamente abbandonato.

L’attuale restauro del teatro comunale, non vuole essere una semplice, ancorché meritoria, opera di conservazione e tutela di un immobile d’importanza architettonica e storica, bensì, attraverso un progetto che amplia al massimo le funzioni possibili del “contenitore”, la messa a servizio della città e del territorio un nuovo polo d’attrazione a supporto dei cittadini e delle attività economiche soprattutto turistiche.

Si tratta di dotarsi un contenitore-strumento che consenta la più’ estesa possibile versatilità di utilizzo, che contempli accanto alle funzioni tradizionali canoniche del teatro storico “all’italiana” tutta una serie di diverse possibilità: spettacoli di prosa, opere liriche, attività concertistica e recital musicali, ma anche spettacoli di musica leggera, concerti Jazz e festival (attività che necessitano di apparati di amplificazione e scenografie delle luci) e attività divulgative (con supporti per proiezione e multimediali), congressualistiche nonché di rappresentanza per la collettività, ma anche per feste come già nell’utilizzo storico.

Questa flessibilità di utilizzo sarà garantita grazie a come è stata organizzata la buca d’orchestra, ovvero con piani mobili che consentiranno di passare velocemente dalla tradizionale quota di golfo mistico, per la collocazione degli orchestrali, alla quota di piano platea, dando la possibilità di ampliare il numero di spettatori presenti in sala, in caso di manifestazioni di teatro di prosa e/o cinematografiche e di salire fino a quota di palcoscenico, creandone il naturale prolungamento verso la sala, consentendo il collocamento di un orchestra sinfonica nell’avanscena per una migliore diffusione del suono verso la sala e/o lo svolgersi di congressi senza occupare il palcoscenico.