LA GRANDE DONNA TARTARUGA di Novello Finotti
MALCESINE
Novello Finotti è stato definito dal critico Giorgio Di Genova come “uno dei più alti scultori della sua generazione e non solo“. Nato a Verona nel 1939, studia all’Accademio Cignaroli. Cominicia a esporre appena ventenne, nella collettiva Internazionale del Bronzetto di Padova; la sua prima personale si tiene invece nel 1961 presso la Permanente di Milano. La sua carriera decolla rapidamente e di lì a pochi anni, nel 1964, lo scultore sbarca negli Stati Uniti, a New York. Ancora poco dopo, nel 1966, rientra nella sua terra da artista ormai affermato, con l’invito alla Biennale di Venezia. E non di fermerà più, portando la sua arte in tutto il mondo, dal Sud America (1972) a Hong Kong (1974), da Città del Messico (1975) a Parigi (1978), dalla Scandinavia (1976) a Rio de Janeiro (1980), solo per citare delle tantissime occasioni espositive dove è stato presente.
Il tema delle metamorfosi, caro agli antichi, è alla base del lavoro di questo autore. Molte sue opere nascono dalla fusione di corpi di esseri differenti, ma non si tratta di una deformazione, bensì di un assemblaggio. L’opera rappresenta un carapace/dorso reclinato, dal quale fuoriescono quattro piedi femminei, quasi a voler significare che l’eterno femminino vive protetto all’interno di una corazza di un animale giunto fino a noi dalla preistoria.