IL SOLITARIO STUDIOSO

GARDONE RIVIERA

Nel 2017 lo scultore Alessandro Verdi, su proposta dell’amministrazione comunale gardonese, ha realizzato quest’opera in bronzo, raffigurante Gabriele d’Annunzio assorto nella lettura, intitolandola “Il solitario studioso”. L’obiettivo fu di rendere omaggio allo spirito fervente di un genio che, anche grazie alla sua lungimiranza, al respiro internazionale e all’amore per l’Italia, seppe imprimere un sigillo di modernità alla storia del nostro Paese, contribuendo in maniera determinante a consolidarne l’immagine identitaria. Proviamo di seguito a riassumere la vita controversa dell’abruzzese, certamente una delle più affascinanti del ‘900.

Lo scrittore nasce a Pescara il 12 marzo da Francesco Paolo Rapagnetta d’Annunzio e da Luisa De Benedictis; è il terzogenito di cinque fratelli. Il padre fu adottato da uno zio e ne assunse il cognome, d’Annunzio, che trasmise ai figli. Pertanto, Gabriele non alterò mai i suoi dati anagrafici, come è stato riportato spesso erroneamente. Nel 1874 il padre decide di iscrivere Gabriele al Reale Collegio Cicognini di Prato, costoso convitto toscano, dove si distingue negli studi classici. I primi scritti del poeta risalgono al 1881 quando iniziò a scrivere lettere su lettere alle fanciulle amate. Nel 1882 si  traferisce a Roma gettandosi <>, ma contemporaneamente lavora alla correzione delle sue prime bozze. Quando d’Annunzio giunge nella Capitale ha inizialmente l’intenzione di continuare gli studi iscrivendosi alla Facoltà di Lettere, intenzione però presto disattesa in quanto le collaborazioni con i giornali lo seducono irrimediabilmente. Diventa così cronista mondano, ma anche poeta e narratore fine e raffinato, occupando in breve tempo posizioni sempre più importanti. La sua innata passione per il bello e per gli oggetti costosi lo condurranno a quella vita inimitabile che inizia proprio a Roma. Nel frattempo, non si arresta la sua vena poetica anche se la sua collaborazione con giornali e periodici della Capitale è sempre più frequente. E’ a Roma che si delinea in modo sempre più marcato la sua  figura di uomo fine e raffinato che molto affascina le donne. Molte saranno le fughe d’amore. La vita mondana romana e i ridotti compensi per le sue pubblicazioni portando d’Annunzio a contrarre numerosi debiti: i guadagni accumulati non gli permettono di saldare i debiti contratti, ed è così costretto a trasferirsi nel convento di Francavilla. In Abruzzo, nel convento in cui è ospitato da un amico, compone il suo più celebre romanzo: Il Piacere. Sarà il punto di avvio della sua carriera di romanziere. Tuttavia, il soggiorno a Francavilla sarà breve poiché il Poeta decide di spostarsi per alcuni anni prima Napoli e poi nel fiorentino. Continua così la grande stagione compositiva dannunziana e, tra qualche insuccesso e molti trionfi letterari, la fama internazionale del poeta si consolida sempre più. Da sempre l’azione affascina d’Annunzio, così nel 1909 nel Circuito aereo di Montichiari alla presenza di numerose personalità giunte da tutta Europa, d’Annunzio decide di compiere il suo primo volo. Il suo commento una volta giunto a terra lascia già intravedere il futuro di aviatore: << È una cosa divina. Non penso che a volare ancora >>. Ormai è assediato da creditori ed usurai che lo costringono ad abbandonare l’Italia alla volta della Francia: si rifugia prima ad Arcachon e poi a Parigi, dedicandosi assiduamente alla composizione di diversi drammi; nel frattempo non perde il legame con l’Italia, tanto che pubblica un romanzo a puntate per “Il corriere della sera” e scrive le didascalie per un film muto. Dalla Francia, anche durante la guerra, continuerà a seguire la politica italiana, caldeggiando l’intervento a fianco dell’Intesa. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale offre finalmente a d’Annunzio la possibilità di rientrare in Italia dopo cinque anni. A Genova e nella Capitale pronuncia accesi discorsi interventisti. La << gioia del guerriero >> lo spinge a chiedere ed ottenere di essere richiamato in servizio come ufficiale al comando del Duca d’Aosta. Il 16 gennaio 1916 durante un giro di ricognizione con un idrovolante, si ferisce alla tempia destra, a causa di un brusco ammaraggio nelle acque di Grado: l’incidente gli costa la perdita dell’occhio destro, costringendolo a una lunga degenza e alla più assoluta immobilità. Da questa cecità forzata nasce il Notturno. Nella notte del 3 agosto 1917 vola con trentasei aerei Caproni su Pola per bombardare le postazioni militari, l’esito positivo della missione  gli fa ottenere la promozione a Maggiore. Nella notte del 10 febbraio 1918 compie la “Beffa di Buccari”, penetrando nel golfo di Fiume a bordo di tre M.A.S. per bombardare le navi nemiche, mentre Il 9 agosto 1918 vola Vienna con una squadriglia composta da undici aerei, di cui uno viene modificato apposta per lui. Lo scopo della missione è il lancio di 40.000 volantini che invitano i viennesi alla resa: << Viva la libertà! Viva l’Italia! Viva l’Intesa! >>. La guerra termina e il poeta, amareggiato dalle trattative di pace, giudica la vittoria dell’Italia <>. All’alba del 12 settembre 1919 muove uno stuolo di legionari alla volta di Fiume, città << irredenta >>, che occupa e governa come Comandante di una Reggenza. L’anno successivo elabora una delle più moderne costituzioni, la Carta del Carnaro, ma entro meno di un anno il trattato di Rapallo pone fine alla Reggenza e la città viene sgombrata con la forza dal governo Giolitti. Il Comandante è costretto ad abbandonare Fiume: la delusione e l’amarezza per l’impresa fallita lo spingono a cercare una dimora più ritirata. Così decide di affittare, e in seguito di acquistare, la villa di Henry Thode a Gardone Riviera. Tra il 1922 e il 1923 si dedica nella pace del lago di Garda alla conclusione di alcuni suoi lavori e alla costruzione dell’ultima sua grande opera d’arte: Il Vittoriale degli Italiani, la cittadella monumentale consacrata alle sue memorie. L’incarico di progettare e trasferire su carta le idee di d’Annunzio è affidato all’Architetto Gian Carlo Maroni, con cui nasce un sodalizio artistico e una profonda amicizia che durerà fino alla morte del Poeta. Nel 1924 in seguito all’annessione di Fiume all’Italia il re conferisce al Poeta il titolo di principe di Montenevoso. Nel 1937, quando ormai è uno dei personaggi più famosi in Italia e nel mondo, viene nominato Presidente dell’Accademia d’Italia, purtroppo pochi mesi dopo, il 1° marzo 1938, Gabriele d’Annunzio muore per emorragia cerebrale mentre era seduto al tavolo da lavoro del suo studio.

Pescara e Gardone Riviera, l’alfa e l’omega della vita del Poeta Soldato, ovvero le città che videro rispettivamente la nascita e la morte del Vate, sono gemellate solamente dal 2010, anno in cui venne confermato, anche a livello giuridico, il legame storico culturale tra le due città nel nome di Gabriele d’Annunzio.