CHIESA DI SAN ABBONDIO

CREMONA

La storia della Chiesa di S. Abbondio è legata a quella dell’antico monastero che le si articolava accanto, del quale oggi rimane lo splendido chiostro cinquecentesco. Secondo gli storici locali, in quell’area nel Medioevo, esisteva un monastero di proprietà dell’Ordine Benedettino; nel corso dei secoli vari ordini monastici si sono susseguiti nella direzione del monastero sino a quando, intorno alla metà del XIII secolo, il complesso passò nelle mani dell’Ordine degli Umiliati. Tra il XV e il XVI secolo questi richiesero la sostanziale riforma della chiesa e del monastero, che vide l’ampliamento della struttura romanica del tempio e la creazione del chiostro bramantesco per opera di Bernardino de Lera. Dopo la soppressione degli Umiliati, il convento venne concesso ai Teatini con bolla pontificia del giugno 1577. E’ in questi anni che la chiesa acquisì l’assetto attuale, con la nuova facciata attribuita all’architetto Francesco Dattaro. A conclusione dei lavori strutturali ebbe inizio la decorazione pittorica della chiesa ispirata al culto mariano, con protagonista il pittore Giulio Campi, autore nel catino absidale d’uuna grandiosa loggia sorretta da colonne di grande effetto illusionistico, che sarà terminata dal Malosso nel 1594. Nel corso dei secoli continuò l’opera di abbellimento del tempio, soprattutto nel Settecento: in questo secolo vennero eseguite opere di elegante gusto roccocò, inserite armoniosamente nella precedente decorazione.

Il complesso è composto dalla chiesa parrocchiale di San Abbondio, racchiusa a nord dal chiostro e a sud dal Santuario della Vergine Lauretana, con l’adiacente cappella di S. Giuseppe. La chiesa ha un impianto a navata unica suddivisa in quattro campate ed è affiancata da cappelle introdotte da coppie di colonne e terminante con presbiterio rettangolare. Il campanile è situato sul lato sinstro della chiesa a fianco all’abside. La costruzione è suddivisa in altezza da tre ordini sottolineati da cornici ad archetti pensili incrociati dove si aprivano bifore oggi tamponate nei due livelli e una trifora nella cella campanaria