CASCINA BENATI

CASTELNUOVO DEL GARDA

Il cascinale in oggetto – nel 1866, l’anno della guerra mossa dal giovane Regno d’Italia all’Impero austriaco, proprietà di Bortolo Benati – ha un particolare rilievo storico per essere stato al centro degli aspri scontri che hanno coinvolto l’abitato di Oliosi, la contrada di Mongabia e il vicino monte Cricol, il 24 giugno 1866.

Per l’intera mattinata, forze dei due schieramenti si sono qui affrontate, sino a quando le truppe italiane della I divisione hanno abbandonato il campo, ripiegando su Monzambano e Valeggio. In particolare, attorno alle ore 11 una quarantina di uomini del 44° reggimento della brigata Forlì si è asserragliata nella cascina Benati, a qualche passo dalla chiesa di Oliosi, rimanendo isolata dal resto delle truppe. Accerchiati dalle preponderanti forze della brigata Benko della Fanteria di riserva austriaca e minacciati dall’incendio scoppiato nel fienile attiguo, dopo poco più di un’ora di resistenza gli uomini asserragliati si arrendono.

L’ufficiale al comando, il capitano Camillo Baroncelli, prende allora la decisione di dividere in strisce verticali la bandiera del reggimento, che hanno con sé, e distribuirle agli ufficiali presenti, sperando in tal maniera di sottrarla al nemico. Nel camino, presente nel locale in cui essi avevano provvisoriamente trovato riparo, vengono nascoste l’asta e la freccia dell’insegna. Dopo l’armistizio tra le due potenze, firmato nell’agosto successivo, e il rientro dei prigionieri nei propri paesi di origine, la bandiera può essere ricomposta e riconsegnata al reggimento di appartenenza, nel corso di una solenne cerimonia tenuta a Venezia il 14 settembre 1866.

La vicenda del cascinale assediato di Oliosi è presto entrata a far parte dell’aneddotica, legata alla battaglia di Custoza del 1866, di entrambi gli schieramenti: da parte italiana, nell’esaltazione dell’atto collettivo che ha portato a salvare la bandiera, esempio di come si possa costruire una semantica della sconfitta attraverso un oggetto di particolare rilevanza simbolica (“preziosa reliquia delle nazionali battaglie, tutta intrisa del sangue italiano”); da parte austriaca, quale episodio emblematico di una giornata condotta vittoriosamente da un esercito meglio disposto e meglio manovrato sul campo. Oliosi ha così trovato un posto duraturo tanto nella memoria dei vinti, quanto in quella dei vincitori (come sta a ricordare l’Oliosi Sturm-Marsch di Franz Lehar, il padre del più noto compositore di operette).

Dopo la ricostruzione delle parti danneggiate completata nel 1870 e divenuta, sul finire del secolo proprietà di Giovanni, figlio di Bortolo, l’edificio in seguito al sopralluogo di una commissione del regio esercito, avvenuto nel luglio 1907, viene riconosciuto come “la casa gloriosa” e, in quanto tale, raffigurata in una cartolina commemorativa.