VOLTO DI CRISTO, BOTTEGA DI TIZIANO
VIAGGIO NEL MUSEO DIOCESANO DI BRESCIA
Racchiuso in una splendida cornice coeva in legno dorato, il dipinto – in stato di conservazione discreto – proviene dalla parrocchiale di san Giorgio a Mocasina e raffigura il volto di Cristo nella consueta iconografia dell’Ecce Homo, ma, rispetto ad altre opere dello stesso soggetto, l’attenzione è tutta sul viso del Redentore sofferente, o meglio sulla Imagine Salvatoris nostri Iesu Christi spinis coronati, come recita il cartiglio sul retro del quadro. Gesù è infatti raffigurato col capo cinto dalla corona di spine e lo sguardo rivolto verso il basso, mentre delle sottili eppure vivissime gocce di sangue incorniciano il suo volto fino a scendere lungo il collo nudo sui cui ricade morbida la massa di capelli e barba. Pregevole per l’insolito supporto in pietra, che fa pensare a un oggetto di devozione privata e di raffinato gusto collezionistico, il piccolo dipinto rivela un’altissima qualità e un’innegabile matrice tizianesca, tanto più evidente se si considera che questo volto è ricalcato su quello del Risorto del polittico Averoldi della chiesa bresciana dei santi Nazaro e Celso, eseguito da Tiziano nel 1522. La postura e il taglio del viso sono identici, mentre la pennellata è differente: se nel maestro veneto cogliamo una foga di stesura e una fusione raggrumata di colore puro, nell’opera diocesana si nota una maniera più pacata e lenticolare e una stesura che consegna una materia più compatta e raccolta, calma e silenziosa. Si tratta quindi di un dipinto che a buon diritto può essere considerato di mano della cerchia o bottega di Tiziano e realizzata nella prima metà del XVI secolo.